Notizie da Italia Nostra Torino – gennaio 2016

Cari Soci ed amici di Italia Nostra-Torino,
eccoci ad un nuovo anno di lavoro di osservazione e di reazione sulla situazione dei beni di cultura, di bellezza e di natura del nostro territorio.
Di come meglio osservare e meglio reagire avremo modo di discutere insieme nella
Assemblea Ordinaria dei Soci che si terrà nel pomeriggio di giovedì 11 febbraio.
Mentre durante quest’anno non si sono materializzate grosse manomissioni ambientali oltre a quelle già in corso, sia preoccupano moltissimo i progetti in itinere, sia ancor più preoccupa la professione di intenzioni da parte dei nostri amministratori. Apparentemente quasi tutti convinti che per tenere in piedi i bilanci comunali e regionali occorra vendere anche buona parte dei beni pubblici di valore storico e ambientale, e allargare generosamente le maglie del controllo di qualità
urbanistica per potere incamerare a vario titolo maggiori somme dall’attività edilizia.
Anche la Regione ora intende mettere in vendita, in mezzo a una trentina di beni immobili vari, quattro di valenza storico-culturale o ambientale, fra i quali Villa Gualino e il suo parco, ambito certo sottoutilizzato attualmente, ma che restando pubblico potrebbe offrire illimitate occasioni di ricreazione e animazione culturale ai torinesi e ai turisti, tanto invocati dai nostri amministratori.
Ma la mancanza di fantasia di questi nostri reggitori, unita al panico accecante dei debiti, frutto in gran parte di passati sprechi e distrazioni, crea una polarizzazione psicotica sull’obbiettivo di vendere e far cassa non solo azzerando scrupoli culturali, ma rinunciando programmaticamente ad una vasta consultazione dei cittadini ed ad una mobilitazione di idee.
Quello che si sta deliberando per il Parco Michelotti è paradigmatico di questa ideologia.

In questa magnifica collocazione, da cui quasi trent’anni fa una maturata sensibilità ha eliminato lo zoo, per tutto questo tempo si è fatto pochissimo per metterne le qualità a disposizione della cittadinanza. Si sono avvicendate progettazioni megalomani, culminate in un concorso di idee sull’assetto delle sponde del Po del sistema stradale presso la Gran Madre dagli esiti impressionanti per l’affollarsi delle più disparate proposte di deformazione, compreso in molte ipotesi quello che sarebbe un infelicissimo nuovo ponte fra corso San Maurizio e il parco Michelotti, ma per fortuna l’onerosità di tutte queste ipotesi le ha fatte accantonare.
Nel frattempo lievitava l’oggettivo indebitamento ed una ideologia piuttosto soggettiva e semplicista, per cui le nuove parole d’ordine divenivano risparmio, sacrificio di gioielli di famiglia per saldare i debiti, e ricorso a capitali e progetti privati per ogni nuova realizzazione anche di carattere pubblico.
Così per il parco Michelotti che per decenni abbiamo visto sottoutilizzato, in parte inaccessibile, in attesa di meravigliose trasformazioni, ora la soluzione viene identificata nel darlo in appalto per trent’anni a qualcuno che lo “sviluppi” presentando ciò come unica alternativa ad un perdurante abbandono e degrado. Arriverà lì un nuovo zoo, né più né meno, certo un po’ più umano quanto a
vivibilità per le bestie, ma senza esagerare, dati gli spazi disponibili, denominato coerentemente “Zoom”, che presenterà animali domestici in contesti miniagricoli, animali e contesti riferiti però a vari ambiti anche esotici, compresa vegetazione relativa. Con attività ricreative varie, locali pubblici per spettacoli, ed una accessibilità solo per una porzione e in certi orari per il pubblico non pagante.
Quello che fa rabbia, diciamo pure, è che si potrebbe invece puramente e semplicemente restituire il parco alla sua natura di parco, lasciandolo completamente a disposizione del pubblico, con minima spesa, visto che alberi in relativa abbondanza già ci sono, anche di qualità, e più che altro sarebbe opportuno demolire la recinzione e alcune strutture del vecchio zoo, sino a prova contraria spesa minima, e per garantire una funzione di presidio e di sicurezza collocare qualche locale pubblico di struttura leggera, con una godibilità complessiva in parte analoga a quella del
Valentino, e la contiguità col magnifico insieme di piazza Vittorio e della Gran Madre.
Per la Cavallerizza Reale, di cui abbiamo molto parlato, si delinea ora quantomeno una attenuazione del danno previsto, ma anche affiorano, speriamo fugacemente, anche ipotesi di assurde manomissioni.

Il Comune ha annunciato, anche se non ufficializzato, che l’87% del complesso non sarà privatizzato, e in particolare che tutti i grandi locali al piano terra saranno adibiti ad uso pubblico, teatrale e/o espositivo. I piani alti della manica verso i Giardini Reali sarebbero occupati da un non ben definito “ostello culturale” e l’Ente per l’edilizia universitaria utilizzerebbe locali come aule di studio.
Questo rappresenta certo un progresso rispetto alle intenzioni di due anni fa, di vendita a privati per usi residenziali, ricettivi, commerciali con quota residuale per usi culturali pubblici, ma è ancora decisamente al di sotto delle prospettive desiderabili, utilizzazione per un vero centro culturale, e lascia per ora totalmente nel vago il grado di attenzione alla qualità del restauro architettonico dell’insieme. Tanto che ha potuto apparire sui giornali la notizia che il Teatro Stabile, cui il Comune assegnerebbe la gestione degli spazi a vocazione teatrale, penserebbe di addossare alla facciata del Maneggio Grande di Benedetto Alfieri un nuovo corpo edilizio nonché nuova facciata, dello spessore quantomeno di alcuni metri, per alloggiare camerini e attrezzature, e
avrebbe già sondato l’Ordine degli Architetti per un concorso di progettazione.
Crediamo proprio che la Soprintendenza non lo consentirebbe, ma certo il fatto che intenzioni simili siano da qualcuno considerate plausibili non ci tranquillizza.
Una buona notizia, sempreché sia confermata, è che Palazzo Cisterna, già sede della Provincia ed ora proprietà della Città Metropolitana non sarà più alienato ma diverrà sede di attività culturali.
Incerto resta il destino dell’antico Palazzo di Giustizia, la Curia Maxima, in via Corte
d’Appello, che speriamo resti protetto anche dal non avere un presumibile grande potenziale di reddito per un investitore privato.

Per ora fermo per contenziosi legali è il progetto di centro congressi più supermercato in via Borsellino, con prevista annessione e cementificazione di un ampia porzione del giardino pubblico “Artiglieri da Montagna, all’angolo con corso Vittorio, ma c’è poco da sperare.
Minacciosa assurdità in sospeso è una altro progetto che grava sull’ambito del già più che minacciato Parco Michelotti, evidentemente in questi anni sotto malvagio incantesimo.
E’ l’idea, di cui vi avevamo accennato, di una minicentrale idroelettrica che sfrutti il dislivello della diga della Gran Madre, associata ad una conca di navigazione per traslare battelli nel tratto del Po a valle, ben relativo vantaggio, a prezzo di un miserevole pasticcio cementizio presso la sponda.
Si torna poi a parlare del previsto secondo grattacielo di fronte a quello di Intesa-San Paolo, che sorgerebbe su corso Bolzano tra corso Vittorio e corso Matteotti. Per ora non se ne è fatto nulla perché nessun investitore al momento azzarda la somma richiesta da Comune e Ferrovie, ma siamo lontani dallo sperare che venga energicamente ridimensionata la previsione urbanistica di volume
ed altezza, poco inferiori a quelli del colosso accanto.
Tutti concordano ora, anche i grattacielofili nostrani, sul fatto che il grattacielo Intesa San Paolo presenta verso il centro e la collina un’immagine tozza, dovuta alla sua notevole larghezza, nonché alla sua asimmetria. I fans del grattacielo a questo punto si lamentano che non sia stato consentito di farlo molto più alto…. Immaginiamoci ora quanto beneficherebbe lo skyline con lo sfondo delle nostre meravigliose montagne un secondo grattacielo che allargherebbe questa massa centrale.

Vi raccomandiamo di venire all’Assemblea dell’11 febbraio, in cui certo non parleremo solo di queste e altre minacce da contrastare, ma anche di cose interessanti e piacevoli da fare insieme, perché i nostri beni di cultura e di bellezza non sono solo una ricchezza da difendere con ansia, ma fortunatamente una ricchezza da esplorare e godere.
Ringraziandovi per il vostro sostegno, speriamo dunque di vederci, scambiare idee e costruire cose utili in questo incontro.

31 gennaio 2016

per il Direttivo di Italia Nostra-Torino
Roberto Gnavi, Presidente