Cari Soci e cari amici di Italia Nostra-Torino,
prima di tutto i risultati dell’ Assemblea dei Soci della Sezione di Torino, il 20 febbraio, con elezione del Consiglio Direttivo 2020-2022, e della riunione del Consiglio eletto il 3 marzo.
Sono stati eletti Consiglieri:
Clara Palmas Marisa Maffioli
Roberto Gnavi Caterina Ceresa
Maria Teresa Roli Luciano Nebbia
Anna Gilibert Mario Mercalli
Edoardo Acotto
e Rappresentante dei Soci preso il Consiglio Regionale Piemonte di Italia Nostra:
Maria Lo Vecchio
e il 3 marzo il Consiglio Direttivo ha nominato:
Presidente, Roberto Gnavi, Vicepresidenti, Maria Teresa Roli e Clara Palmas,
Segretaria, Anna Gilibert, Tesoriere Luciano Nebbia e Rappresentante del Consiglio
presso il Consiglio Regionale Piemonte di Italia Nostra, Maria Teresa Roli
E veniamo alla situazione generale presente.
Pur attoniti di fronte ai lutti per i tantissimi morti ed al dolore dei loro cari, e costernati per i milioni di persone che hanno visto sparire sicurezze economiche e sconvolgere progetti, dobbiamo per così dire utilizzare questa non benvenuta occasione di riflessione.
Cerchiamo di vedere cosa si debba considerare, in mezzo a tante disgrazie, in rapporto ai beni culturali ed all’ambiente.
Per i beni che sono al centro degli interessi di Italia Nostra, ci sono molte realistiche preoccupazioni, però forse anche speranze di ravvedimenti rispetto alla massa di errori e disattenzioni di tutti questi anni. L’ipersfruttamento dell’ambiente naturale, già oggetto di intensificata denuncia nell’ultimo paio d’anni, ha dovuto subire una pausa, e può darsi che la lezionaccia di frugalità che abbiamo avuto adesso ostacoli la ripresa tale e quale delle cattive abitudini.
Ma per i beni culturali ed il paesaggio sono evidenti due grossi ordini di preoccupazioni: la prima è che in nome dell’economia ci sia un’onda di semplificazioni nelle procedure amministrative che, veramente opportune in tanti ambiti, sarebbero distruttive se investissero questi beni; l’altra è che, per risparmiare, il settore sia ulteriormente trascurato.
Al rischio di normative sregolanti possiomo opporci cercando sufficiente attenzione da parte dei media e del pubblico, che possa tenere a bada tentazioni liberiste in questo campo.
Il problema economico si presta però forse anche a spiragli di occasioni.
Per la sperata fase 2 verranno messe in campo risorse per sostenere l’occupazione, ed una qualche porzione potrebbe andare direttamente o indirettamente a beneficio dei beni culturali e del paesaggio. Quindi da un lato potrebbe esserci aumento del personale di ruolo del Ministero dei Beni Culturali nei suoi organi centrali e periferici (soprintendenze), naturalmente con garanzie di attendibilità dei nuovi assunti.
Ma poi vista la massa di disoccupati generati dalle conseguenze della pandemia, alcune delle quali, soprattutto per quanto riguarda il turismo, si estenderanno ben oltre la fine dell’emergenza sanitaria, ed anche la preesistente massa di disoccupati oggetto del cosiddetto reddito di cittadinanza, potrebbero essere offerti a queste persone lavori provvisori in ruoli ausiliari anche in relazione ai beni culturali ed alla tutela del paesaggio.
E’ evidente come non si possa riversare una quantità di persone non specificamente preparate sulle attività caratterizzanti la tutela, e in rapporto a molti ruoli e a molti luoghi, si pongono delicati problemi di sicurezza. Però non è escluso che si possano identificare vari ruoli non implicanti competenze pregresse, e privi di rischi per il patrimonio stesso.
In rapporto a bisogni pregressi delle soprintendenze, ruoli di autista, di manutenzione di edifici di servizio ecc., mentre altri compiti, per disoccupati “intellettuali” potrebbero interessare il potenziamento del patrimonio conoscitivo, in forma di ricognizioni sul territorio, fotografia, esplorazione di archivi comunali e catastali o altro.
E’ un fatto penosamente ricorrente che le Soprintendenze non riescano ad avere granché percezione di quanto avvenga nel loro territorio al di fuori dei vincoli esistenti, e talora anche riguardo a questi. Così, per esempio, di fronte ad una segnalazione da parte di cittadini, il funzionario che non disponesse di tempo per sincerarsene, potrebbe affidare a questo personale ausiliario il compito di andare sul posto, fotografare, riferire, attività che per quanto maldestramente condotta darebbe almeno qualche elemento di conoscenza.
Allo sperato ritorno ad una relativa normalità, una parte di costoro potrebbe trovare lavoro in attività concernenti il turismo culturale anche in grazia di queste esperienze.
Ma a parte l’impiego provvisorio ma utile di personale privo di competenze, lo Stato, nello sforzo che ci sarà per l’occupazione in edilizia, dovrebbe finanziare lavori di restauro di beni culurali che da anni il Ministero non ha assolutamente i mezzi per svolgere.
Beninteso soprattutto laddove le autorità di tutela avessero già individuato esigenza di restauro e possibilmente già impostato un progetto, quantomeno di massima. Per evitare che un’apertura a questa idea scateni appetiti speculativi con pseudorestauri pieni di addizioni incongrue quanto redditizie.
Anche nel contesto della nostra cosiddetta area metropolitana di Torino, da tanti anni vediamo il contrapporsi di una sensibilità allarmata per l’economia che invoca una molto maggiore libertà di iniziativa privata e massicci interventi pubblici per infrastrutture, e di una sensibilità di attenzione alle qualità ed alle fragilità del territorio, che è quella propria di Italia Nostra.
Questa nostra attenzione, deve accompagnarsi al rispetto per chi ha posizioni diverse, quando verosimilmente in buona fede e non manifestamente portatore di egoismi.
E ciò non solo per correttezza, ma proprio anche per avere maggiori possibilità di un contraddittorio serio, con reciproco ascolto di argomenti. E fra l’altro, dobbamo anche pacatamente difenderci dall’accusa di essere noi egoisti, una minoranza di difensori di un nostro mondo estetico a scapito di importanti interessi della comunità.
Come Italia Nostra-Torino dobbiamo cercare di espandere la nostra possibilità, per ora scarsa, di ottenere dai media un’attenzione adeguata, ovvero un’esposizione chiara, almeno succintamente spiegata, delle nostre posizioni, che vada oltre l’usuale “Italia Nostra è contraria”, o giù di lì.
Per ottenere questo è molto importante, oltre ad un ulteriore sforzo di inventiva e di operatività da parte di noi del Direttivo, che ci sia un aiuto da parte dei nostri soci e dei nostri simpatizzanti, in forma di idee, di collaborazione, e anche, per chi può, di sostegno economico, tanto più che la nostra Sezione si regge di gran lunga in prevalenza con l’aiuto di privati sostenitori, precario nel tempo, e da molto non riceve contributi da Fondazioni o entità simili, forse anche perché esprimiamo posizioni indelicatamente indipendenti.
Ricordiamo alcune delle battaglie condotte con vario esito contro progetti delle nostre Amministrazioni a nostro parere profondamente deleteri, a Torino e altrove, la minaccia di abolizione di Porta Nuova in quanto stazione, e sua cementificazione, il “parco tematico” ad Albiano ai piedi del castello di Masino, l’idea di trasferire il Museo Egizio nella Reggia di Venaria, il ponte da corso San Maurizio al parco Michelotti, l’inserimento del grattacielo Intesa San Paolo nel panorama urbano, la privatizzazione della Cavallerizza Reale, l’utilizzazione del Valentino come zona fieristica ad oltranza, la privatizzazione e trasformazione del parco Michelotti in una sorta di modesta Disneyland, l’abuso di abbattimento di alberi al di fuori di situazioni di rischio, come sul lungopo Antonelli.
Le prossime azioni, per quanto riguarda il Comune di Torino, saranno prevedibilmente, fra l’altro, cercare di puntellare la completa restituzione dell’area Michelotti a parco pubblico, con demolizione delle strutture dell’ex zoo che tuttora accendono speranze di riuso privato, e cercare di ottenere garanzie definitive sull’esclusione di usi impropri del parco del Valentino.
Non sappiamo chi e con quali idee amministrerà la città dall’anno prossimo. Certo dobbiamo diffondere quella che noi consideriamo consapevolezza verso tutte le forze politiche, a maggior ragione adesso che nessuna ha ancora avuto modo di ancorarsi a progetti infelici.
Di un altro progetto infelice abbiamo avuto notizia proprio in questi giorni. La cascina Airali, dietro al cimitero Monumentale, che molti di noi avranno notato, girando in auto, quale pittoresco rudere il cui tetto crollava anno dopo anno e poi è scomparso, mentre tutto è stato avvolto dalla vegetazione, era una singolare testimonianza di incuria da parte del Comune che ne è proprietario, e che in mancanza di fondi per il restauro avrebbe quantomeno verosimilmente potuto almeno allestire una copertura provvisoria contro la pioggia, che inesorabilmente erode i tetti antichi non protetti.
Ora, bisogna pur dire, quasi sparita la cascina, restata solo coi muri perimetrali, priva
quasi di evidenza architettonica, ma ammantata da una magnifica vegetazione che ne occupa non solo la corte ma ogni andito degli edifici scoperchiati, si è creata di fatto un’oasi naturale, che può benissimo sopravvivere tale e quale, a costo zero, accessibile solo a studiosi e, con normali barriere, interdibile a visitatori avventurosi.
Ora il gruppo GreenTo, interessato ad attività equestri, che aveva chiesto senza successo la concessione dell’ex maneggio militare del Meisino, propone di fare quacosa di analogo riedificando la cascina ed installando tutt’attorno varie attrezzature per l’equitazione, tiro con l’arco ecc., in collegamento con l’associazione Rubens specializzata in ippoterapia, insomma struttura mista sportiva, medico-rieducativa, ricettiva ecc.
Cosa c’è di male in tutto questo?
C’è che il luogo è bellissimo così, e l’invasione delle geometrie dei vari maneggi e installazioni varie mortificherebbe questa che è la parte migliore del parco della Colletta, già occupato da strutture sportive nella porzione meridionale.
Chiediamo ai nostri Soci di far conoscere ai loro amici gli obiettivi di Italia Nostra, le nostre azioni, ed anche di farsi vivi con le loro perplessità e contrarietà alle posizioni da noi espresse, giacché per fortuna siamo un’associazione aperta alla discussione.
E chiediamo anche di invitare i loro amici ad iscriversi, così come lo proponiamo ai nostri amici non soci che ricevono questo notiziario. La quota associativa ad Italia Nostra, trentacinque euro (venticinque per studenti sino 26 anni) non è ingente ma certo comprendiamo che per molte tasche non risulti trascurabile. Noi possiamo solo affermare che la nostra attività è utile, e che aumentare decisamente il numero dei nostri aderenti, oltre che alla nostra agibilità economica, gioverebbe alla nostra influenza.
a tutti un augurio di buona salute e di serenità in questi tempi complicati.
per il Direttivo di Italia Nostra-Torino
Roberto Gnavi
Presidente