Cari Soci di Italia Nostra-Torino, e amici simpatizzanti per i nostri obiettivi,
le prospettive per la tutela dei beni della cultura, del paesaggio e dell’ambiente della nostra città, della nostra area metropolitana e della nostra regione sono più che mai incerte.
L’afflusso di mezzi finanziari dal PNRR, Piano Nazionale di Recupero e Resilienza, che in qualche modo ci sarà, rischia di essere assorbito in gran parte da infrastrutture stradali che in certi casi comprometterebbero la qualità del paesaggio e dell’ambiente, come avverrebbe con la “tangenziale est” attraverso la collina.
Tuttavia vengono promessi interventi significativi su beni importanti e per tanti anni trascurati, come Palazzo del Lavoro e la Manifattura Tabacchi, e lì vedremo se è migliorata la visione dell’interesse comune e se si riesce a contenere le aspirazioni speculative.
Sicuramente la qualità del nostro futuro, quello culturale e ambientale che è il nucleo degli interessi di Italia Nostra, ma anche del nostro futuro della convivenza civile e della congruità economica, richiede un aumento di consapevolezza da parte dei cittadini, e questo richiede migliorata informazione ma anche maggiore attenzione e riflessione da tutti.
Noi di Italia Nostra-Torino, che avremmo voluto fare molto di più per informare la collettività su certi problemi, e di vari importanti problemi non siamo noi stessi riusciti ad avere conoscenza, pensiamo necessario che si costituisca una vera rete di informazione cui quanti più possibile fossero interessati a partecipare.
E l’organizzazione e le risorse per questa rete dovrebbero per forza essere fornite dalle istituzioni della comunità, il Comune, la Regione e lo Stato.
Il mondo informatico ha reso negli ultimi decenni teoricamente possibile una democrazia dell’informazione che un tempo non sarebbe stata immaginabile, ma siamo molto lontani sia da un’offerta completamente attendibile di informazioni, sia da una vera presenza di un’opinione pubblica attenta ed esigente.
Ciò che è meno difficile, e in parte già avviene, è che siano a disposizione del pubblico informazioni sull’assetto fisico del territorio e sulle normative urbanistiche, ma la strettoia sta nella non facile decifrabilità di questi materiali da parte del pubblico non tecnico.
Più difficile, allo stato dei fatti, è ottenere da almeno una buona parte del pubblico un interesse attivo alle scelte urbanistiche e che accetti un certo sforzo per informarsi e per manifestare adeguatamente questa richiesta presso l’ambito politico.
Su alcuni temi, come il contrasto alla cancellazione del giardino di corso Vittorio ex caserma Lamarmora per erigervi un supermercato, e la tutela del pratone di via Madonna delle Salette, si sono formati comitati di cittadini che sembra stiano riuscendo a influenzare le scelte, ma a parte queste situazioni in cui ha potuto formarsi una massa critica di persone informate e costanti nel farsi sentire, certamente vi sono punti della città e del territorio metropolitano su cui possono improvvisamente comparire decisioni non felici e ormai non modificabili.
E le decisioni in ambito urbanistico sono evidentemente quelle più serie in quanto per loro natura più o meno irreversibili.
Noi per Torino abbiamo soprattutto presente la vicenda dell’attraversamento della Dora col Passante Ferroviario, con la decisione di alterare il progetto iniziale e far passare la ferrovia in tunnel, con una cascata di conseguenze negative, economiche su vastissima scala, di disagio funzionale ed ambientali che a distanza di vent’anni dal concepimento continuano a premere sulla città.
Riteniamo che se i problemi concernenti quel nodo di comunicazione ferroviaria e stradale fossero stati esposti in forma chiara a tutta la cittadinanza, e fosse stato adeguatamente chiamato a pronunciarsi il sapere accademico, sarebbe emersa una soluzione meno infelice, come ci riserviamo di argomentare con un prossimo documento.
Naturalmente non si può pretendere dal comune cittadino una competenza specifica in buona parte di questi temi, ma ci sono osservazioni macroscopiche alla portata di ognuno, ed il fatto che attualmente sia scarsa la richiesta di partecipazione da parte della cittadinanza non é di per sé irreversibile, è dovuto ad un giro vizioso, da parte dei cittadini di scarsa fiducia nella possibilità di esercitare un ruolo concreto, e da parte di politici e tecnici di innegabile scarso entusiasmo, all’idea di vedersi molto più sorvegliati nel processo decisionale, al di là beninteso delle dichiarazioni ufficiali.
Per quanto riguarda la nostra città ed area metropolitana, Italia Nostra-Torino insisterà nel chiedere al Comune più attivi strumenti di comunicazione coi cittadini, a cominciare dal diffondere la conoscenza degli strumenti già esistenti, poco noti ai più, e della possibilità di intervenire con osservazioni sulle varianti urbanistiche.
Ciò che proponiamo al Comune, è fra l’altro la redazione di un atlante di tutte le aree ed edifici di proprietà pubblica, con l’indicazione del relativo stato d’uso o non uso.
Poi, questione complessa naturalmente, sarebbe rendere in qualche modo nota un’agenda dei problemi urbanistici in esame, più o meno corredata dove possibile da ipotesi provvisorie di opzioni operative. In sostanza, accessibile sul sito del Comune, uno svolgimento organico e ragionevolmente completo di quello stillicidio di notizie che compaiono in articoli di cronaca suscitando curiosità e poi insabbiandosi per lunghi periodi.
E’ chiaro che giornali cartacei e media televisivi non possono avere spazio per tutto questo, ma il loro compito dovrebbe essere segnalare regolarmente la disponibilità di queste notizie sul sito del Comune.
Ma il problema più grande è indurre la massa della cittadinanza a passare da uno stato di insofferenza passiva ad una ricerca attiva di informazione e partecipazione.
Aiuterebbe il ricordarsi che quando un gruppo consistente di persone riesce a mettere a fuoco un problema, che ritiene non sia adeguatamente valutato dall’entità politica e amministrativa, ed esprime questa opinione, c’è una concreta possibilità che questa arricchisca l’istruttoria e magari concorra veramente ad una migliore decisione.
E rendersi conto che informarsi adeguatamente, provare ad esercitare un proprio ragionamento, possibilmente tenendo conto dei propri limiti in fatto di competenza tecnica, può essere non solo una specie di tributo verso la comunità, ma un esercizio stimolante, gratificante.
Sappiamo bene che tra i cittadini c’è anche chi si sopravvaluta, che per protagonismo tende ad appesantire il lavoro di partecipazione, ma il diffonderne la pratica non solo consentirebbe di evidenziare un maggior numero di problemi, ma anche di poter contare su un buon livello medio di apporti.
A chi ha occasione di leggerci, torniamo a consigliare di esplorare la nostra città ed il nostro territorio con googleearth. Chi non lo ha mai fatto o lo ha fatto di sfuggita non ha modo di sapere quanto può essere interessante e diciamo pure anche appassionante.
Soprattutto per certi ambiti, come le grandi città del mondo occidentale, visitabili non solo con streetview ma anche con l’esplorazione in 3D, quasi come sorvolarle a piacimento in elicottero. E comunque per Torino modo di rendersi conto di molte cose.
E veniamo ai problemi di Italia Nostra-Torino. Da molti anni soffriamo di una stagnazione nella nostra possibilità di comunicare adeguatamente col pubblico, e di conseguenza di veicolare adeguatamente informazioni e riflessioni che solo se ritenute largamente diffuse arrivano a influenzare le decisioni di chi amministra la città.
Questo dipende sicuramente da una certa reticenza dei principali giornali cittadini nel veicolare posizioni divergenti dalle scelte delle amministrazioni, nonché da una leggenda del nostro far parte di “quelli del no”, ma indubbiamente dipende anche dal nostro non essere riusciti ad esprimere maggiore produzione e fantasia nella comunicazione, non utilizzare i canali “social”, ma soprattutto, concausa di quanto sopra, dall’essere in pochissimi ad operare attivamente nell’associazione e di disporre di mezzi economici limitatissimi.
Per cui limiti importanti sia alla nostra capacità di indagine su quanto si fa o si prepara nel nostro territorio, sia alla nostra capacità di comunicare tempestivamente con un pubblico abbastanza vasto. Siamo, per così dire, al di sotto della “massa critica” di persone pensanti e operanti che rende efficace un’organizzazione.
Riteniamo di essere comunque stati utili, ma certo molto meno di quanto sarebbe stato possibile se le nostre posizioni e le nostre proposte, giuste o sbagliate, fossero state largamente note.
La nostra possibilità di contribuire più efficacemente a giuste scelte dipenderà dal riuscire a rinforzare il nucleo di persone che si dedicano attivamente all’Associazione e naturalmente a incrementare decisamente il nostro numero di soci, non solo certo per il pur indispensabile sostegno economico, ma per avere un maggiore sostegno morale ed una più ampia platea di interlocutori, ed una maggiore proiezione di credibilità verso l’esterno.
Sappiamo che la spesa per la quota di associazione a Italia Nostra, trentacinque euro, pur evidentemente non esosa, è pur sempre difficile per molti, ai quali non sarebbe giusto chiederla.
Ma per chi non abbia sostanziali problemi al riguardo, e si chiede semplicemente se questa associazione valga la spesa, se la meriti, diciamo questo: Italia Nostra-Torino, ora come ora, non offre molto come incontro coi soci e attività culturali-ricreative, come altre associazioni effettivamente riescono a dare. Però mentre ci ripromettiamo di incrementare anche gli aspetti più direttamente piacevoli della nostra attività, ricordiamo che Italia Nostra esiste in quanto “sindacato” a difesa dei beni culturali e ambientali, si dà da fare per sollecitare azioni positive ed opporsi ad opere dannose, e che chi si associa si suppone intenda essenzialmente aderire a questa azione.
Purtroppo come si diceva, a Torino più che in altre città e ambiti Italia Nostra non è riuscita a comunicare abbastanza al pubblico il suo ruolo e le sue proposte, ed è stata favorita una sua immagine assimilata a “quelli del no”, anche per scarsa sensibilità dei principali media, nonché loro evidente cura di non evidenziare troppo posizioni in contrasto coi gruppi di potere politico e finanziario.
Noi non siamo “quelli del no”, riteniamo di avere ben presenti le oggettive esigenze economiche e funzionali, le circostanze tecniche, che possono impedire precauzioni e realizzazioni rispetto a quanto sia teoricamente desiderabile, ma vediamo quanto spesso questi argomenti vengono avanzati surrettiziamente per interessi tutt’altro che veramente generali.
Abbiamo bisogno di maggiori risorse sia umane, sia economiche, per poter esercitare il nostro ruolo in modo sensibilmente più efficace, e facciamo appello a chi questo ruolo ci riconosce, perché ci aiuti.
In particolare ora siamo a fortissimo rischio di non potere più sostenere le spese per la nostra sede, che fra l’altro ospita la nostra biblioteca di oltre cinquemila volumi, specialistica in rapporto a beni culturali e ambientali, e che ci consente, in tempi normali “non covid”, riunioni seminariali fino ad una ventina di persone.
Proponiamo ai nostri simpatizzanti non soci di associarsi, ed a chi disponga di serenità finanziaria di contribuire se può con elargizioni.
Naturalmente come detto abbiamo altrettanto bisogno di rinforzare il nostro piccolo nucleo di partecipanti attivi, la cui attuale esiguità limita molto le nostre iniziative.
Quello che per così dire possiamo promettere “in cambio” non può essere per il momento un aumento di attività di gruppo, ma certo possiamo incrementare la produzione di notizie via web, e soprattutto possiamo interagire con chi si rivolge a noi, dando informazioni se ne siamo in grado, e attingendo informazioni su quello che avviene o minaccia di avvenire sul nostro territorio di osservazione.
A chi non ritenga irrilevante il nostro appello, chiediamo anche di estenderlo ad altre persone che condividano i nostri interessi.
Ai nostri Soci e a tutti quelli che ci leggono un caloroso saluto e l’augurio di poter fare di più tutti insieme.
per il Direttivo di Italia Nostra-Torino
Roberto Gnavi Presidente